La pittura è stata il mio primo amore. In questo momento sono interamente dedita al restauro, alla carta e alle sue applicazioni artistiche, ma non posso dimenticare una passione che mi ha accompagnato per tanti anni e a cui, probabilmente tornerò. La pittura fa parte di me, del mio bagaglio, della mia storia: nel mio studio c’è un angolo con cavalletto, tavolozza, pennelli e colori, tutto è rimasto lì, voglio essere libera di poter dipingere in qualsiasi momento. Quello che mi auguro è che i miei nuovi interessi per la carta trovino in qualche modo una sinergia con la pittura. Già all’inizio del mio percorso di studi in Accademia, il mio interesse si è focalizzato sulla figura umana e sul volto. Riporto qui alcuni appunti scritti in passato sulla mia ricerca: “Colori e forme, ombre e luci si trasformano in sensazioni, emozioni, stati d’animo. E pensieri, espressioni, sentimenti diventano sfumature, linee, immagini. Cogliere l’essenza, catturare uno sguardo per svelare il segreto dell’interiorità, l’impronta di un carattere: questo è ciò che mi ha sempre interessato particolarmente. Così come mi interessa la mente umana, altrettanto mi affascina l’aspetto materiale dell’uomo, il suo essere “carne”. Il sottile confine che passa fra i pensieri e le sensazioni corporee. Le infinite declinazioni dell’anatomia umana, le sfumature che la pelle assume a seconda della luce che la illumina da fuori e da dentro. Non mi piace dare un titolo ai miei lavori. Mi sembra di fornire una chiave di lettura non necessaria, superflua. Preferisco che chi guarda abbia un’assoluta libertà di interpretazione; perciò le mie opere hanno spesso titoli generici, come “figura” o “ritratto” o semplicemente il nome di chi ho raffigurato. Non voglio aggiungere nulla a quella che è un’immagine, semplicemente un’immagine, non un oggetto concettuale. I miei modelli di riferimento sono artisti come Klimt, Schiele, Redon, Munch, Bonnard e i più contemporanei Balthus, Freud e Garcia Lopez.”